Un Bombarolo

There is nothing, nowhere, neither on earth nor in heavens, that can make the true untrue or the untrue true. (Bartolomeo Vanzetti)

Scienza e fede, ovvero la violenza della notorietà.

Negli ultimi anni molti scenziati, alcuni dei quali anche illustri, si sono cimentati in fatiche letterarie inerenti la loro fede. In particolare penso a Zichichi e a Odifreddi, che rappresentano visioni assolutamente antitetiche. Ora, non vorrei entrare nel discorso dicendo la mia posizione personale sull’argomento, mi limiterò a dire che sono tendenzialmente scettico nei confronti di entrambi.

Quello che più mi colpisce, di entrambi i personaggi, è la loro presenza pervasiva sui media. Vorrei dire che si tratta, in entrambi i casi, di scienziati di rilievo, ciascuno nel suo campo. Entrambi hanno avuto una carriera di alto o altissimo livello ed entrambi hanno dato contributi importanti alla ricerca. Entrambi hanno anche portato la scienza in TV, una cosa complicata e per la quale occorrono capacità diverse rispetto a quelle di un buono scienziato. Il problema, con questi personaggi, è quando diventano tuttologi. Per loro diventare tuttologi è particolarmente semplice, siamo talmente abituati a vederli in TV a parlare di un argomento (che conoscono benissimo) che troviamo naturale vederli in TV a parlare di qualsiasi argomento.

La tuttologia applicata alla fede, poi, è particolarmente seccante. Nel giro di pochissimo tempo si trascende dalle legittime posizioni “sono uno scienziato e sono credente” o “sono uno scienziato e sono ateo” e si arriva allo scontro. Per un ateo, un credente è irrazionale e crede alle favole. Per un credente, un ateo è arido e non approderà mai a nulla perché è vittima del caos in cui crede. Allora si iniziano a portare prove a suffragio della propria tesi, storiche, sociologiche, statistiche, umoristiche, surreali, di tutti i tipi. Ovviamente non si giunge ad una conclusione condivisa, non per mancanza di prove, ma perché si pone il problema in maniera sbagliata.

Alla domanda “sono scienza e fede compatibili?” non si può rispondere. O meglio, tutte le risposte sono sbagliate, a causa di chi pretende di spiegare la natura in termini religiosi o filosofici e a causa di chi taccia a priori di irrazionalità ogni credente. Scienza e fede stanno (e devono stare, secondo me) su due piani diversi. Un credente può gioire dell’armonia del disegno divino, un non credente può perseguire la purezza della conoscenza assoluta. Quando si mescola, si fa un disastro.

Per la cronaca, io sono uno scienziato e sono sampdoriano.

3 risposte a “Scienza e fede, ovvero la violenza della notorietà.

  1. redazione 19 ottobre 2013 alle 10:44

    L’ha ribloggato su Io Non Faccio Nientee ha commentato:
    “Per la cronaca, io sono uno scienziato e sono sampdoriano.”
    Io sono juventino, ma sono d’accordo… 😉

  2. Paolo Beltrame 20 ottobre 2013 alle 12:50

    “Scienza e fede stanno (e devono stare, secondo me) su due piani diversi. Un credente può gioire dell’armonia del disegno divino, un non credente può perseguire la purezza della conoscenza assoluta. Quando si mescola, si fa un disastro”.

    Parzialmente d’accordo, ma anche troppo semplicistico. Il problema si pone infatti quando ci si domanda sulla comunicabilità – esistente o inesistente, proficua o vana, fondamentalista o critica, ecc. ecc. – di questi piani che sono, come giustamente detto, diversi.
    Inoltre, posta in questi termini, si rischia appendere la fede, o una visione più ampiamente metafisica, ad una dimensione squisitamente sfera emotivo/sentimentale dell’uomo o la donna che fa scienza (sì, perché non esiste la Scienza, ma esistono persone che la costruiscono… o la distruggono). Dibattito lungo e delicato… o forse minestrone troppo allungato da eccessive chiacchiere televisive.

    Concludo con il buon Nicola Cusano, tanto per citarne uno di quelli che in televisione non viene mai nominato, e nemmeno nei libri divulgativi di qualsiasi genere, a differenza di tanti altri suoi colleghi coevi e non: i “buoni” Zichichi e Odifreddi sono l’ennesima prova della teoria della coincidenza degli opposti.

    • unbombarolo 20 ottobre 2013 alle 12:57

      Sono d’accordo sull’impostazione relativa al problema di comunicabilità dei diversi piani comunicativi: quello che fortemente contesto è l’usare, da parte di alcuni “opinionisti”, della loro “auctoritas” in un campo per imporre la propria visione in un altro. In particolare, trovo che scienza e fede siano due ambiti estremamente indipendenti tra loro (fermo restando che, per uno scienziato credente, la fede può essere il motore del suo lavoro e, viceversa, per uno scienziato ateo, può esserlo il razionalismo più spinto), per cui chi proditoriamente mescola le carte in tavola, secondo me, fa un pessimo servizio a tutti.

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